La musica ha da sempre intrattenuto le persone. Come in molti altri settori però, l’avvento dell’intelligenza artificiale (AI) sta rapidamente cambiando anche il settore dell’industria musicale. Da diversi anni fino ad oggi, questi strumenti si stanno facendo sempre più spazio nello sviluppo della musica, dalla creazione e produzione fino alla distribuzione. Ma quali sono i vantaggi e rischi? Questo articolo prova a fornire una spiegazione più dettagliata del processo e delle sue implicazioni in ottica etica e futura.
La prima fase: L’AI come creatore di musica
Come in altre forme d’arte, un’opera comincia con il suo processo di creazione. Come introdotto già da OpenAI nel marzo 2019 con il suo progetto MuseNet, gli strumenti di intelligenza artificiale possono creare brani totalmente originali. Il progetto lanciato da OpenAI sfrutta una rete neurale che può per esempio « generare composizioni musicali di 4 minuti con 10 strumenti diversi, combinando stili che vanno dal country a Mozart ai Beatles ». In parole semplici, allo strumento vengono dati degli input musicali in modo che possa studiarli creando così delle composizioni.
La seconda fase: L’AI come produttore del suono
La musicalità, i beat, il missaggio. Questo pacchetto di elementi fa tutto parte della seconda fase: la produzione. Questo momento è cruciale per ottenere il massimo della qualità, e da sempre ingegneri musicali e appassionati si sono impegnati a questo proposito. Come detto prima però, gli strumenti di intelligenza artificiale sono arrivati anche qui. Masterizzare un brano ed ottenerne il massimo della qualità a livello di suono richiede un orecchio che sappia captare ogni suono. Con i propri algoritmi, piattaforme di AI come Landr permettono ora masterizzare brani in totale autonomia, senza dover passare obbligatoriamente da un ingegnere musicale. I software sono appositamente programmati per simulare l’orecchio umano, così da adattarsi ai gusti dei consumatori.
La terza fase: L’AI come distributore e curatore
La condivisione è un momento di estremo entusiasmo. Quando si crea qualcosa, condividerlo con gli altri è straordinario. Ecco perché la terza fase è proprio quella della distribuzione. Quindi, una volta creato e prodotto un brano, gli artisti desiderano che esso raggiunga piattaforme come Spotify e Apple Music per essere ascoltati. Anche qui gli strumenti d’intelligenza artificiale intervengono, in questo caso verso gli ascoltatori. Difatti, le grandi piattaforme musicali fanno uso di specifici algoritmi per studiare i gusti e le preferenze degli utilizzatori, in modo che determinati brani raggiungano le playlists degli utenti e siano ascoltati, aumentando così il loro raggio di riproduzione.
Ma quali sono i vantaggi e i rischi principali?
Ovviamente, l’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale comporta sia vantaggi che svantaggi nel settore dell’industria musicale. Riprendendo un po’ quanto detto nei paragrafi precedenti, i pro possono essere molteplici. Se prima la produzione musicale riguardava meno artisti, tools come Landr permettono oggi una sorta di democratizzazione: tutti gli appassionati possono produrre e distribuire musica, indipendentemente dalle proprie risorse finanziarie. Inoltre, gli algoritmi possono premiare sia artisti che ascoltatori: gli utenti ricevono playlists personalizzate basate sui propri gusti, mentre i brani di artisti meno conosciuti possono finire dentro queste playlists, in modo da aumentare la propria visibilità.
D’altro canto, vi sono anche svantaggi di natura importante: i diritti d’autore e il lato umano ed emotivo della musica. Se è vero che gli strumenti di intelligenza artificiale hanno portato una democratizzazione in termini di produzione e distribuzione, è altrettanto vero che essi sono soggetti a diverse critiche. Secondo molti, il fatto che l’AI si basi su musica già esistente per crearne della nuova, limita l’intuizione e l’arte degli esseri umani, che sono in grado di destreggiarsi con grande abilità per portare suoni innovativi, autentici e un tocco emotivo. Un’altra grande critica riguarda invece i diritti d’autore: tanti artisti di fama mondiale e grandi etichette discografiche si sono schierati contro gli strumenti di intelligenza artificiale nel mondo della musica, accusandoli di attaccare e soffocare la creatività umana e di violare i diritti degli artisti. Un recente episodio si è verificato nella nota faida tra due artisti rap: Kendrick Lamar e Drake. Per il suo dissing, quest’ultimo ha deciso di utilizzare la voce generata dall’AI di Tupac: i legali dell’ormai defunta leggenda hip-hop hanno però minacciato di intentare causa contro Drake, intimandolo di rimuovere il brano.
Futuro dell’AI nella musica: Bilanciare benefici ed etica?
Quindi, quale futuro si prospetta per gli strumenti di intelligenza artificiale nell’industria musicale? La risposta non è totalmente limpida, anche se il suo impiego sembra radicarsi e diffondersi sempre di più. Chiaramente, come detto in precedenza, l’AI ha sicuramente dei vantaggi importanti che possono giocare a favore degli utenti e degli artisti. D’altro canto, i suoi svantaggi non vanno certamente sottovalutati.
Possiamo però giungere ad una conclusione collettiva. Il segreto per trarre valore da questi strumenti per tutti gli attori coinvolti è indubbiamente quello di bilanciare la tecnologia e le questioni etiche, affinché l’AI possa giovare all’industria musicale nel suo insieme in maniera del tutto consapevole.
leonit selishta
Bibliografia
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